L’osteopatia è di frequente confrontata ad animali che presentano alterazioni nella dentizione. Nella maggior parte dei casi, si tratta di animali di giovane età, in cui la dentizione non è ancora definitiva. I difetti osservati (animali prognati o brachignati, nella maggior parte dei casi) sono spesso la conseguenza di tensioni globali, e la loro correzione a volte basta a risolvere il problema, dato che le strutture in crescita sono malleabili.
Il caso qui presentato è particolare, poiché abbiamo a che fare con un cane di sette mesi, che ha “la bocca fatta”. È una giovane di Pastore Tedesco, il cui canino inferiore sinistro è cresciuto all’interno della cavità orale.
Il palato è ferito continuamente dal dente, e non riesce cicatrizzarsi. Il veterinario curante ha prescritto un trattamento antibiotico per tentare di ridurre le complicazioni relative all’infezione del focolaio, e pensa di estrarre il dente in un secondo momento. Il proprietario rifiuta quest’ultima opzione terapeutica, e decide di tentare l’osteopatia, per avere un altro approccio del problema.
La cagna è in perfetto stato generale, di taglia normale, senza problemi particolari né di crescita, né locomotori. Tuttavia, la prima seduta osteopatica rivela delle tensioni importanti al livello della prima vertebra cervicale e della testa.
I movimenti delle diverse strutture craniche presentano una notevole restrizione di mobilità, soprattutto sul lato sinistro e in particolar modo l’articolazione temporo-mandibolare, l’osso temporale e l’osso nasale. Il canino stesso è in disfunzione.
Queste tensioni sono ridotte grazie a delle tecniche funzionali e sensitive, sulle stesso ossa del cranio e sulle strutture sottostanti, in particolare il sistema limbico. Sembrerebbe che queste tensioni siano apparse all’età di tre mesi, età critica nell’evoluzione della tavola dentaria, poiché corrisponde al momento di apparizione della dentizione definitiva. Un trattamento omeopatico (pulsatilla 9 CH) è prescritto in complemento.
Schema della seduta di aprile
Quindici giorni dopo, il canino affiora all’esterno della gengiva.
Il veterinario curante suggerisce allora una semplice incisione nella gengiva superiore, per liberare interamente il passaggio del dente. Ma di fronte al risultato ottenuto, la proprietaria decide di sottoporre il suo cane a una seconda seduta d’osteopatia, che ha luogo tre settimane dopo la prima. La catena disfunzionale è allora completamente diversa.
Schema della seduta di maggio
Non vi sono più tensioni craniche, eccezion fatta per l’articolazione temporo-mandibolare sinistra. Qualche disfunzione minore è osservata sulle vertebre e sugli arti. Effettivamente, il canino è adesso all’esterno della cavità orale. Questa seconda seduta è volta unicamente a correggere le restrizioni constatate e a verificare che la mobilità delle ossa craniche è corretta. In effetti, la testa continua a “modellarsi”, ed è importante che questa evoluzione abbia luogo armoniosamente. Così, due/tre settimane dopo la seconda seduta, il dente è del tutto “normale”, e non tocca più la gengiva.
Questo caso è interessante per due motivi :
– da un lato, mostra l’interesse dell’osteopatia nei problemi di malposizionamento dentario, in complemento o in alternativa all’intervento di un dentista ;
– d’altro canto, mostra che anche su un individuo che ha la “bocca fatta”, nulla è perduto, e finché la crescita non è finita (intorno a 12/15 mesi di età, per queste razze) si può ancora modellare il cranio e orientarlo verso uno schema fisiologico più funzionale.
Infine, ci ricorda che il campo d’azione dell’osteopatia non si riduce ai problemi di zoppìa, ma può essere complementare a quello del veterinario allopata in tutti i suoi domini.